martedì 12 luglio 2011

Per Sergio....

Ognuno di noi ha un proprio personale percorso, all'interno del quale è assoluto protagonista se possiede coraggio di guardarsi dentro, prendendosi la responsabilità del bene e del male che vi trova. Ciò non è possibile se rimaniamo chiusi nel nostro "io", per paura, per ricerca di potere, di successo, rivestendo ruoli prestabiliti, seguendo solo le regole formali evitando quelle sostanziali, evitando di soffrire. La via da seguire attraversa il corpo, la psiche e lo spirituale; oltre alla ragione e alla logica adopera anche l'immaginazione e la creatività; non pretende solo di capire, di tenere sotto controllo tutto, ma onora il mistero. Chi segue questa via intuisce di appartenere a qualcosa di più grande, non si sente mai solo, ma sente, in qualche modo, di essere legato all'altro, agli altri, all'universo. La sofferenza è il luogo più fecondo, più fertile dove può nascere la ricerca del motivo profondo per cui siamo venuti su questo pianeta. Ognuno di noi, per definizione, nel momento in cui nasce, ha uno scopo. Nella mia visione di vita, ognuno nasce e viene su questa terra perchè ha una missione da compiere, una vocazione da seguire, altrimenti non nascerebbe. In questa ottica dunque anche le cadute, le fermate lungo il corso del nostro viaggio di vita sono previste. Anzi, sono necessarie. Indispensabili. Si comincia il percorso personale di crescita, per realizzare la propria vocazione, per portare a termine la propria missione quando si è entrati in crisi, quando si è stanchi della vita che si conduce, quando si è perso ciò per cui si è lottato tanto, quando si perdono le persone care, quando ci lasciano o si lasciano persone amate, quando ci si accorge di aver sbagliato, quando si comprende che la vita che si conduce non ha senso. Il percorso personale ha inizio quando si impara ad andare oltre la sopravvivenza, quando si è conosciuto il bianco e il nero, il buono e il cattivo, il male e il bene, e si è compreso che tra loro scorre un filo chiaro, ben visibile, ma che, proprio per questo, bisogna stare sempre vigili, saper discernere, saper dare priorità. Poi, per un motivo, può essere un rifiuto, una malattia, un insuccesso, una morte, si cade. Il nostro percorso continuerà o si fermerà secondo il modo in cui viviamo la caduta. Se ci identificheremo nella caduta, ci fermeremo; se, al contrario, la vivremo come occasione per aggiustare meglio la direzione, per prendere più forza, per entrare dentro di noi ancora più in profondità, per diventare leggeri, per trovare serenità e consapevolezza del proprio valore, della propria dignità, allora andremo avanti nel viaggio e in maniera più spedita e chiara. La caduta dunque, è necessaria. Bisogna trovare la vera identità personale. Smascherare le parti false, ambigue, perverse di noi. Riunire le parti spezzate. Andare oltre le ferite ricevute. Uscire dagli schemi mentali e comportamenti assunti per difesa, per paura, per orgoglio. Allargare la mente. Pulire il cuore. 


- VALERIO ALBISETTI   da il libro I sogni dell'anima




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